Intervista con Davide Bonadonna

14. Marzo

All’ombra del supervulcano

Davide Bonadonna è un illustratore scientifico e modellatore 3D specializzato in animali preistorici. Per la mostra “All’ombra del supervulcano” ha realizzato una serie di modelli di anfibi e illustrazioni ambientate. Gli abbiamo chiesto di parlarci del suo lavoro.

 

Come si creano le ricostruzioni di animali preistorici?

 

Quello che vedete qui è un modello di Eryops, un anfibio che è stato ritrovato dai paleontologi e che ha vissuto nel carbonifero e nel permiano. Come siamo riusciti ad avere questa ricostruzione? Principalmente grazie al ritrovamento delle sue impronte. Ci si chiederà immediatamente: com’è possibile che dalle impronte si riesca a ricostruire un animale del genere? In realtà non si sa di chi siano le impronte, però le zampe a cui meglio corrispondono sono quelle di un animale con queste caratteristiche e con questo aspetto.
Il modello che vedete è fatto in vetroresina, un materiale estremamente resistente che viene utilizzato proprio per le ricostruzioni di questo tipo. La ricostruzione si basa su una serie di informazioni che arrivano da diverse professionalità, a partire dagli icnologi, che sono coloro che trovano le impronte, grazie alle quali si riesce a stabilire che tipo di animale poteva potenzialmente essere. I paleontologi poi attribuiscono queste impronte a degli animali preistorici e grazie all’aiuto di artisti, come disegnatori e scultori, si può poi ricostruire l’animale in dimensioni reali.
Il procedimento avviene attraverso una ricostruzione scheletrica, poi una ricostruzione di tutto l’aspetto fisico dell’animale, in carne e ossa diciamo, dopodiché una serie di disegni ambientati permettono di avere un’idea complessiva di come questi animali potenzialmente vivevano nell’epoca in cui si sono evoluti.

Come vengono realizzati questi modelli?

 

Una volta che abbiamo tutte le misure, tutte le proporzioni e un’idea dell’aspetto che l’animale poteva avere in vita, si procede ad una modellazione tridimensionale.
Questa avviene tramite dei software particolari che permettono di realizzare un’animale di medie dimensioni come in questo caso, ma anche animali di grandissime dimensioni come i dinosauri, in un formato che possa essere gestito all’interno dello schermo di un computer.
Lo scultore si preoccupa di ottenere un’animale più realistico possibile, ma nel caso della realizzazione di un modello in 3D non è necessario scendere particolarmente nei dettagli: il passo successivo, infatti, è quello di mandare i file e tutte le informazioni a un macchinario che si chiama fresatrice, che permette di scolpire dei grossi blocchi di polistirolo e riprodurre l’esatta forma dell’animale in un materiale leggero e lavorabile. Una volta che il modello è pronto e montato, dato che solitamente vengono realizzati in più blocchi, è compito di scultori e modellatori ricoprire tutto l’animale di plastiline e lavorare tutta la superficie in modo da riprodurre tutte le caratteristiche della pelle e renderlo più realistico possibile.
Gli occhi che vedete sono invece fatti di vetro: solitamente sono delle mezze sfere che vengono colorate nella parte interna, questo per permettere che la luce rifletta esternamente e dia una sensazione di realismo.
Una volta che si è ricoperto l’animale, il modello, di plastilina e questa è stata scolpita, a quel punto vengono fatti dei calchi in modo da ottenere dei negativi dentro cui viene spalmata la vetroresina. Staccata la vetroresina la si ricompone e si ottiene il modello che vedete qui. Il modello è vuoto al suo interno, perché deve essere leggero e trasportabile.

 

E la colorazione?

 

Una volta finita tutta questa serie di passaggi si passa alla colorazione.
Una delle domande che viene fatta spessissimo è: erano colorati così questi animali? Non si sa. Ultimamente vengono fatte delle analisi molto particolari su dei soggetti che hanno lasciato delle testimonianze, dei pigmenti, ma sono delle analisi molto raffinate, che non tutti i ritrovamenti possono fornire.
In ogni caso essendo questo un anfibio che molto probabilmente viveva senza fare grandi movimenti, immaginatevi una rana o una salamandra ma di dimensioni estremamente grandi, abbiamo deciso di colorarlo di verde. Molto probabilmente si trovava nella vegetazione in zone paludose e cacciava stando in agguato. Come potete vedere ha una grossa bocca con cui si nutriva delle sue prede.

 

Cos’altro ci aspetta al Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige?

 

Oltre al grosso Eryops che vediamo qui ci saranno anche tutta una serie di altri animali che verranno esposti alla mostra “All’ombra del supervulcano”, quali per esempio degli altri piccolissimi anfibi, della stessa famiglia e dello stesso gruppo, ma di dimensioni estremamente più ridotte. Tutti questi animali e soggetti verranno esposti per la visione del pubblico.

 

La mostra sarà inaugurata il 17 marzo.

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