L‘ecosistema alpino risulta particolarmente vulnerabile al cambiamento climatico di cui gli eventi estremi rappresentano una delle manifestazioni più eclatanti. Questi eventi hanno un impatto significativo sull’ecologia delle regioni alpine, che sono già ecosistemi vulnerabili a causa della loro conformazione geografica e caratteristiche ambientali e microclimatiche. Le comunità di vertebrati alpini, che includono specie edemiche e altamente specializzate, sono particolarmente suscettibili a questi cambiamenti, che possono alterare le abitudini migratorie, la disponibilità di cibo, la riproduzione e, in ultima analisi, la sopravvivenza di molte specie, favorendo invece altre specie più adattabili a cambiamenti ambientali. Nel corso dell’ultima decade si è assistito a una crescente importanza di malattie nuove ed emergenti che rappresentano un enorme rischio per la salute animale e la salute pubblica. Tra queste particolare importanza assumono le malattie trasmesse da vettori, in particolare le cosiddette arbovirosi, e quelle che riconoscono negli animali selvatici (es. piccoli mammiferi) i potenziali reservoirs. La presenza e diffusione di queste malattie è facilitata da elementi quali la globalizzazione, il cambiamento climatico, la modifica dell’habitat, l’aumento della popolazione umana e animale. E’ quindi fondamentale identificare le aree con potenziale endemico da sorvegliare, anche attraverso una conoscenza approfondita dei fattori ecologici che promuovono la circolazione locale dei patogeni.
Giulia Ferrari, ricercatrice presso l’Unità di Ricerca di Ecologia Applicata della Fondazione Edmund Mach a San Michele all’Adige, si occupa di valutare l’effetto dei cambiamenti climatici ed ambientali nel modulare la circolazione di malattie d’interesse zoonotico trasmesse da vettori e roditori.
Conferenza in collaborazione con EURAC e Piattaforma biodiveristà Alto Adige.
Info: Tel. 0471 412964
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